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I personaggi storici di Grassano


CARLO LEVI


Con decreto del 15 luglio 1935, della Commissione provinciale di Roma per l'assegnazione al confino di
polizia, Carlo Levi fu condannato a tre anni di confino da scontarsi a Grassano, dove giunse il 3 agosto
dello stesso anno.
Già il 5 agosto, due giorni dopo esservi giunto, Levi così lo descriveva:
“Nel paese la maggiore vivacità della gente, il diverso dialetto, con i suoi rapidi suoni pugliesi, mi davano
l'impressione di essere quasi in una città piena di vita. Finalmente rivedevo dei negozi... c'erano banca-
relle di mercanti ambulanti, sulla piazza davanti al palazzo del Barone... che vendevano stoffe, anfore
di terra, oggetti da cucina... Più in là c'era il caffè: un vero caffè, con un biliardo.... Risalii e ridiscesi,
da solo, per le stradette sconosciute, finché giunsi alla chiesa, nel vento, in cima al paese, per ridare
sguardo a tutto l'orizzonte, che spazia immenso oltre i confini di Lucania".
Il Parco Letterario “Carlo Levi”
Il rapporto tra Carlo Levi e Grassano, iniziato nel 1935, è ancora vivo nella memoria di questo luogo,
inserito all'interno del Parco Letterario dedicato al pittore e scrittore torinese e dove è possibile intra-
prendere un vero e proprio viaggio sentimentale nei luoghi di ispirazione leviana. Durante il percorso, in-
fatti, il visitatore potrà ripercorrere le fasi più salienti del confino di Carlo Levi in Lucania con particolare
riferimento a Grassano e alle pagine del "Cristo si è fermato ad Eboli”. L'itinerario si sviluppa tra i vicoli
del centro storico con scene di vita grassanese nei vicinati più caratteristici.


SERVA DI DIO MARIA MARCHETTA, TERZIARIA FRANCESCANA


«Mio Dio, il mio cuore è colmo di infinita riconoscenza per avermi fatto capire la necessità e la bellezza della
sofferenza»: in questa frase si racchiude il senso dell'esistenza di Maria Marchetta.
Maria nasce a Grassano il 16 febbraio 1939 da Domenico e Filomena Bonelli. Primogenita di 5 figli, si distin-
que per il suo carattere vivace e socievole e la spiccata intelligenza. L'adolescenza trascorse fra scuola, fa-
miglia, vicini di casa, parrocchia e Azione Cattolica; per frequentare la scuola media entra nel Collegio S. Chiara
di Tricarico (MT) diretto dalle Suore Discepole, ma dopo pochi mesi, fra la titubanza delle suore, comincia ad
avvertire uno strano male alle gambe, che si accentuerà durante le vacanze a casa, per il Natale 1951. A 13
anni quindi dovette lasciare definitivamente il Collegio di Tricarico e ritornare a Grassano nel suo caratteristi-
co rione di Capolegrotte, angosciata ma con la speranza di guarire dalla crisi reumatica (che si pensava fos-
se) che l'aveva colpita in così giovane età. Purtroppo, fino al 1966 anno della sua morte, non si alzerà più dal
letto, si trattava di una paraplegia flaccida, diagnosticata da vari specialisti, uno anche svedese, la famiglia
tentò di tutto per trovare una soluzione, ricorrendo anche alla medicina non ufficiale, magia, indovini, ecc. Il
taglio dei suoi lunghi capelli a cui teneva molto, il fallimento di ogni tentativo medico ufficiale o non ufficiale,
persa ogni speranza, Maria cadde in uno stato di reazione e rabbia, sfociato in irascibilità, pianto disperato,
profondo rimpianto per tutto quello cui avrebbe dovuto rinunciare dalla vita, a partire dalla sua indipendenza,
persa praticamente nella sua prima gioventù. Il letto, dove rimane bloccata per quattordici anni, si trasforma
-però- in un luogo di preghiera e di missione per la conversione del mondo al Vangelo. Formata nella Gioventù
femminile di Azione cattolica e nel Terz'Ordine Francescano, abbraccia il mistero della croce e eletta risurre-
zione, maturando il proposito di offrire la sua sofferenza per l'unità dei cristiani. L'appartenenza al Terz'ordine
francescano le darà quello stile di gioiosa accettazione della sua condizione che la caratterizzerà come la
ragazza che non riusciva ad essere triste". Il tempo della sua maturità spirituale coincide con la celebrazione
del Concilio Vaticano II. Segue con interesse le vicende della Chiesa e in modo particolare la settimana di
preghiera per l'unità dei cristiani. Il Signore la chiama a sé il Giovedì Santo del 1966. Muore il 7 aprile del 1966.
Era morta di Giovedì Santo a soli 27 anni ed i funerali per necessità liturgica si fecero in silenzio senza suoni
né campane, ma con la partecipazione di tutti gli abitanti di Grassano e di una folla accorsa da ogni paese
vicino; officiavano tre sacerdoti ma senza la celebrazione della Messa, il suo corpo fu tumulato in un loculo di
proprietà della famiglia Vignola.
La diocesi di Tricarico ha concluso il processo diocesano in vista della sua beatificazione e ne ha trasmesso
gli atti alla Congregazione Vaticana competente


GAETANO AMBRICO


Gaetano Ambrico nacque a Grassano, in Basilicata, il 12 ottobre 1917. Dopo la maturità classica e
l'abilitazione magistrale si laureò in Lettere e Filosofia con il massimo dei voti presso l'Università degli
studi di Roma e con una tesi sul Diritto naturale nel pensiero di P. Carabellese.
Durante il periodo universitario frequentò anche il corso di pedagogia di Giuseppe Lombardo Radice ed
altri insegnamenti presso il Pontificio ateneo lateranense, nonché la Biblioteca vaticana dove conobbe
Alcide De Gasperi. Partecipò attivamente alla Fuci insieme a Giulio Andreotti e Aldo Moro. In questa
fase avvenne l'incontro con Igino Giordano, cui rimase legato da una profonda amicizia, che dirigeva la
rivista cattolica "Fides”. Tra il 1938 e il 1943 insegnò nel liceo ginnasio parificato del “Collegio nazare-
no di Roma. Fino al 1945, insieme ad altri insegnanti, organizzò una scuola per i ragazzi che avevano
difficoltà a raggiungere le sedi di studio per le difficoltà belliche. Rientrato in Basilicata, si impegnò
nell'Azione cattolica e fondò le Acli, diventandone presidente provinciale e regionale nonché consi-
gliere nazionale. Su invito dell'arcivescovo materano diresse la scuola media dell'istituto magistrale
Sant'Anna di Matera, insegnandovi anche e portandola al riconoscimento legale. Nel 1948 collaborò,
come vice direttore, a "Democrazia Lucana", organo regionale della Dc. In quello stesso anno fu eletto
deputato per la llegislatura repubblicana (8 maggio 1948-24 giugno 1953) nelle liste della democrazia
cristiana in rappresentanza del collegio di Matera.
Nell'autunno del 1948, dopo la scissione sindacale, contribuì alla nascita della Libera Cigl in provincia
di Matera, mettendo a disposizione del nuovo sindacato di Giulio Pastore tutte le strutture organiz-
zative delle Acli. Componente della commissione parlamentare sulla miseria istituita nel 1952 e pre-
sieduta dal socialdemocratico Ezio Vigorelli, indagò le problematiche del mondo contadino delle aree
interne del materano. Ambrico si occupò dell'indagine sul materano e su Grassano, una comunità con
circa 8.000 abitanti, studiata come modello esemplificativo del Mezzogiorno arretrato, tentando di
individuarne le cause di diffusa povertà e i rimedi relativi. Vicino al modo di pensare di un Carlo Levi o
un Rocco Scotellaro, vi era in lui la forte preoccupazione per l'impatto di una "modernità vorace" sulla
civiltà contadina lucana. Era, invece, necessario rifuggire sia l'immobilismo atavico che il cambiamento
senza regole, auspicando un cammino verso uno sviluppo equilibrato del territorio, in consonanza con
la visione di Adriano Olivetti e con il concetto di comunità". Dall'ottobre del 1958 al novembre del 1960
fu sindaco di Grassano, mentre dal 1960 al 1962 condusse, in qualità di esperto, studi e ricerche per il
Cir nell'ambito della presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero del Bilancio. Morì a Grassano il
14 ottobre 2007. Con lui si spense una voce critica del cattolicesimo democratico italiano.

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ARCANGELO ILVENTO


Arcangelo Ilvento nacque a Grassano il 14 novembre 1877 da Andrea e Felicetta Lerosa. S'iscrisse al corso
di laurea in medicina e chirurgia dell'Università di Napoli, ove fu allievo di E. De Renzi in clinica medica e di N.
Pane in batteriologia. Malgrado la prematura scomparsa del padre, riuscì a laurearsi nel 1900, quindi, superato
il relativo concorso, prestò servizio come assistente nei nosocomi napoletani, dapprima agli Incurabili, poi in
quello della Pace. Assistente volontario presso l'istituto di batteriologia dell'Università di Napoli nel 1904,
nello stesso anno entrò a far parte della Sanità pubblica. Classificato primo al concorso per medico di porto
nel 1905, fu destinato a Palermo, dove dal 1906 al 1911 diresse l'Ufficio di sanità marittima, avviando il
piano costruttivo e l'ordinamento della stazione sanitaria del porto. Nel 1908 conseguì la libera docenza in
igiene pubblica presso l'Università di Palermo, ove dette inizio a un corso libero di insegnamento della discipli-
na. In questo periodo fu severamente impegnato in importanti missioni: la direzione dei provvedimenti igieni-
co-sanitari per fronteggiare l'epidemia di vaiolo manifestatasi a Riesi, in provincia di Caltanissetta, il controllo
del servizio di emigrazione nel porto palermitano per la profilassi delle malattie tropicali, l'ordinamento della
stazione sanitaria portuale di Palermo. Responsabile del servizio di profilassi anticolerica della provincia di
Palermo dall'agosto 1910 all'aprile 1911, fu medico provinciale e direttore del servizio sanitario della provin-
cia palermitana. Nel 1910-11 organizzò corsi di lezioni per la preparazione di disinfettatori in grado di operare
in corso di epidemie coleriche. Nel novembre del 1911, inviato in missione a Tripoli appena occupata dalle
truppe italiane, I'l. svolse una intensa attività: nel corso di una epidemia di colera organizzò il servizio di sanità
marittima, elaborò un piano per la realizzazione di una stazione sanitaria e quarantenaria nel porto, curò la
disinfezione delle merci, istituì i bagni pubblici; provvide inoltre alla riattivazione e al funzionamento dell'os-
servatorio meteorologico e all'organizzazione provvisoria di un ospedale contumaciale per colerosi, fu autore
del piano tecnico per la riorganizzazione e il completamento dell'ospedale civile ed emanò il regolamento
provvisorio del servizio sanitario della città. Allo scoppio del primo conflitto mondiale fu chiamato a prestare
la propria opera nell'esercito: dal 1915 al 1918 fu direttore del servizio antiepidemico del comando supremo,
quindi nel 1919 fu posto a capo dei servizi sanitari della Croce rossa italiana. Pianificò allora e diresse i servizi
sanitari dell'istituzione, attuando una vasta opera di assistenza civile tesa a realizzare la bonifica umana per
fronteggiare gli esiti di malattie infettive ancora di notevole incidenza, quali la malaria, la tubercolosi, il traco-
ma, la sifilide. Sostenitore convinto dell'utilità di un programma di medicina pubblica, progettò l'istituzione di
osservatori sanitari, di dispensari e di ambulatori in grado di operare su vasti strati di popolazione. In questo
primo periodo della sua attività si interessò prevalentemente di igiene applicata, conducendo ricerche anche
di carattere sperimentale su argomenti di patologia infettiva e di profilassi, e osservazioni sulle abitudini ali-
mentari di alcune popolazioni che furono oggetto di importanti pubblicazioni scientifiche.

AMERIGO RUGGIERO

Oronzio, Amerigo, Guido, Mario Ruggiero nacque a Grottole il 21 luglio del 1878: tutti lo chiamarono
Amerigo; fu il primo di cinque figli. Il padre, Domenico, era un medico chirurgo di Grottole, mentre la
mamma, Letizia Tortorelli, era una gentildonna di Grassano, dove pochi anni dopo la famiglia si trasferì.
Ricordato come giovane intellettualmente curioso e amante della scrittura e della lettura, si iscrisse
e si laureò col massimo dei voti prima in Veterinaria poi in Medicina e Chirurgia presso l'Università "Fe-
derico II" di Napoli.
Proprio a Napoli si avvicinò al Partito Socialista, di cui divenne militante: sogna la rivoluzione e opera per
farla scoppiare e per questo fu ricercato dalla polizia di Stato. Per sfuggirle, si rifugia presso il gruppo
anarchico dei minatori di Massa Carrara, dove rimane per qualche tempo. Dopo diverse vicissitudini,
nell'agosto del 1907 emigra a New York, dove raggiunge suo fratello Amedeo, farmacista.
Lì conosce il direttore del giornale "Il progresso italo-americano", Carlo Barsotti, che l'aveva fondato
nel 1879 e che lo diresse fino al 1928. Collabora con questo giornale e con le riviste "ltaloamericani”
e "Divagando", perfeziona la conoscenza della lingua inglese e impara anche lo spagnolo e il tedesco.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Amerigo decide di rientrare in Italia per parteciparvi come
volontario; combatte in prima linea in qualità di tenente veterinario degli Alpini. Rischia parecchie volte
la vita anche durante la disfatta di Caporetto alla fine della guerra, nel novembre 1918, viene insignito
della "Croce al merito di guerra".
Decide di non rientrare negli Stati Uniti e, dopo aver partecipato e vinto un concorso per una condotta
medica a Marziana, in provincia di Roma, vi rimane per un paio di anni.
Nonostante l'opposizione della famiglia, Amerigo-forse nel 1922-23- rientrò negli Stati Uniti e ritornò
a fare il giornalista
Divenne corrispondente estero de "La Stampa" di Torino, incarico che ricoprì per più di un trentennio,
occupandosi di economia, società e politica americana, con un immancabile sguardo verso la realtà
sociale degli emigranti italiani, soprattutto quelli provenienti dal meridione.
Fu il primo "americanista", il primo corrispondente italiano dagli USA e fu anche scrittore e traduttore:
tra i suoi libri di maggior successo si ricordano "L'America al bivio" del 1934 e "Italiani in America" del
Tornò spesso a Grassano, dove morì il 4 dicembre del 1959.
1937.

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